NON SPARATE SUL CANTASTORIE

In assenza di TV di stato e di reti private quasi ogni sorta di informazione, “In Illo Tempore”, passava attraverso quell’epitome incarnata di Mass Media che è il “Cantastorie”: uomo in carne ed ossa e, ad un tempo, portatore di notizie, narratore di vicende, poeta a braccio, animatore di feste di cortile, là dove il trisavolo Trovatore meglio giullarava in feste di corte. In quanto portatore (si potrebbe dire nei geni) di questa eredità; custode geloso, ma talvolta generoso, del magazzino di quella memoria collettiva nella quale affonda le sue radici la cultura popolare, e particolarmente, la musica.
Sarebbe forse una tesi non ben fondata su solide basi il sostenere che la musica popolare deriva in blocco dall’opera del Trovatore e poi del Cantastorie. E’ certo, però, che in essa una grossa parte di questa, sia per quantità che per qualità, trova la sua origine: la canzone narrativa, il canto in ottava, lo stornello…., la grossa parte dei modi e dei momenti della canzone politica e sociale, per non dire che solo di qualcosa.

NON SPARATE SUL CANTASTORIE è una riproposizione in chiave interattiva dell’ “attormusicocantante” con il pubblico, a sua volta attore estemporaneo (che ne sia o meno consapevole).
Lo spettacolo rigorosamente al di fuori di un palcoscenico, dovrà verificarsi, appunto, in mezzo alla, e con, la gente che a seconda dell’occasione sarà portata a partecipare.
Questo consta di musica, canti e parole della tradizione popolare contrappuntato da momenti di pura improvvisazione e, in senso sempre costruttivo e creativo, da “provocazione”: motti, stornelli, ottave, strambotti sulla linea tracciata dai “poeti a braccio” stimoleranno i presenti a far parte dello spettacolo.
Risulta evidente che lo spettacolo in sè, a differenza di quello derivante dal “Teatro d’apparato” non ha, nè potrebbe avere, una linea precisa e prefissata, ma variabile a seconda della partecipazione e dell’abilità del “guitto” in scena: da un concerto quasi canonico di musica e canzoni popolari ad un’orgia collettiva di canti e danze, magari sorrette da buon “Chianti” (anch’esso in chiave con le tradizioni di questa terra).

Le richieste tecniche sono piuttosto limitate: un impianto di amplificazione con microfoni (almeno quattro); un impianto di luci fisse.
Quanto al luogo deputato alla realizzazione, un’aia sarebbe l’ottimale; in mancanza può andar bene qualsiasi ambiente chiuso da mura, come un giardino murato o un piazzale (senza traffico) chiuso da case.

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